L’estrazione dei principi attivi delle piante officinali è un processo alquanto complesso che necessita di particolare attenzione e pazienza. In realtà esistono diversi metodi di estrazioni, alcuni più semplici da effettuare anche in versione “casalinga” e altri che richiedono una certa specializzazione, competenza e l’utilizzo di particolari macchinari. In base al procedimento che viene effettuato, è possibile distinguere due tipi di estrazione: quella alcolica e quella acquosa. La differenza fondamentale tra i due metodi di estrazione è che nel primo viene utilizzato l’alcol etilico come solvente, mentre nel secondo, come si può ben immaginare, è l’acqua a fare da solvente. In generale per il processo di estrazione si necessita di alcuni elementi fondamentali come la droga, ovvero le erbe essiccate da cui estrarre i principi attivi e il solvente.
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Come detto in precedenza, le erbe officinali possiedono importanti proprietà curative e terapeutiche. Tali proprietà sono insite nelle diverse parti della pianta e devono essere estratte con particolari processi affinché si possano produrre con esse rimedi omeopatici come pomate, creme, oli essenziali, compresse e così via. L’estrazione fa parte delle tecniche utilizzate maggiormente per ottenere i principi attivi di specifiche specie vegetali. L’estrazione dei principi attivi da alcuni piante utilizzando l’acqua come liquido solvente, senza la perdita di quelle parti volatili ugualmente importanti, viene denominata estrazione acquosa. Laddove l’acqua non è in grado di estrarre i fitomplessi di una particolare specie si ricorre ad altri tipi di estrazione come quella alcolica in cui è l’alcol che funge da solvente oppure altre sostanze come la glicerina e si parla, in questo caso, di estratti alcolici o glicerici.
Della categoria degli estratti acquosi fanno parte le tisane, ovvero gli infusi e i decotti. Le tisane sono ben note a tutti. Si tratta di bevande molto semplici da preparare. Il procedimento, infatti, è veloce e pratico. Fatta bollire l’acqua, bisogna versare la droga secca e attendere, a fuoco spento, alcuni minuti per permettere ai principi attivi di disperdersi nell’acqua, dopodiché basta filtrare il tutto e consumare la bevanda. Per la realizzazione di tisane si consigliano estratti in pezzetti e non polveri, in quanto col tempo i fitocomplessi si disperdono nell’aria. Per le tisane si possono scegliere fino a quattro diverse droghe contemporaneamente, ma se si va oltre questo numerosi si rischia di annullarne gli effetti. In base alla parte dell’erba utilizzata e al tempo di macerazione si possono distinguere i decotti e gli infusi.
Se si vogliono estrarre i principi attivi da parti molto dure e solide come i semi, i legni, le cortecce o foglie particolarmente dure si preferisce realizzare un decotto. Il decotto prevede un tempo di macerazione più lungo e ciò è necessario per far si che i principi attivi abbiano il tempo di disperdersi nell’acqua. La droga va versata nel liquido quando è ancora freddo e si porta in tutto gradualmente a ebollizione. Arrivato ad ebollizione il composto deve asciugare circa più della metà del suo liquido e solo dopo si può spegnere e attendere che la bevanda si intiepidisca per essere filtrata e consumata. L’infuso, invece, viene effettuato con piante che non necessitano di lunghi periodi di macerazione per cui basta portare l’acqua in ebollizione, toglierla dal fuoco e versarvi la droga. Dopo aver atteso qualche minuti si filtra e si consuma.
Oltre ai decotti e agli infusi vi sono i macerati e gli idrolati. I macerati sono dei processi di estrazione in cui il solvente è sempre l’acqua, dove però il liquido non viene riscaldato ma viene lasciato a temperatura ambiente, magari in un barattolo di vetro trasparente e all’interno di esso si lascia la droga in macerazione. Spesso i tempi sono alquanto lunghi, addirittura si arriva da qualche giorno a qualche mese. In alcuni casi, soltanto l’acqua non è sufficiente all’estrazione dei fitocomplessi. In questi casi, si aggiungono, oltre all’acqua, altre sostanze che fungono da solvente come la glicerina vegetale. In questo caso, si parla di idrolati.
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