Decotti
La tecnica farmaceutica, cioè la materia che ci dice come preparare le varie forme farmaceutiche, come compresse, capsule o polveri, ci insegna che tra le preparazioni liquidi ve ne è una molto conosciuta e utilizzata dalla gente comune, e cioè la tisana.
Per quanto comunemente si tenda ad identificare la tisana con l’infuso, bisogna dire che ciò è erroneo. Sotto il nome di tisana vanno catalogati 3 tipi di preparazione.
Uno è per l’appunto l’infuso, ovvero l’immersione in acqua, per un breve periodo, di organi delicati della pianta come i fiori, foglie o i frutti. Un altro è la macerazione, che è sempre un’immersione in acqua, ma questa volta per un periodo più lungo. Si passa dai 15 minuti massimi dell’infuso fino al mese per la macerazione. Infine abbiamo il decotto, che come ricorda la parola stessa, non è altro che la cottura in acqua bollenti,
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prosegui ... , in questo caso di organi vegetali di dura consistenza, come radici, cortecce o legno.
La decozione si applica a questi organi in quanto sono parti resistenti della pianta, che con una semplice infusione non rilascerebbero tutti i loro principi; principi che, tra l’altro, sono spesso termo–resistenti e che quindi permettono l’estrazione, senza problemi di degradamento, tramite la decozione.La materia da porre in decozione, va prima di tutto, tagliata, come per l’infusione, questo perché bisogna aumentarne la superficie di contatto con l’acqua e avere di conseguenza una maggiore percentuale di estrazione. Trattandosi di legno e radici, la qualcosa sarà ovviamente più impegnativa, ma niente di impossibile. I pezzetti ricavati poi non è necessario che abbiano le piccolissime dimensioni di quelli da tisana, ma possono rimanere tranquillamente più grossi. La misura ideale sarebbe quella della grandezza delle biglie (senza tenere conto della loro forma tonda…), ma anche un taglio più grossolano non influenzerà le proprietà del nostro decotto.
Una volta tagliata la droga (cioè la parte della pianta che contiene i principi attivi), la si pone in un pentolino con dell’acqua, calda o fredda è indifferente, che verrà portata ad ebollizione e cosi mantenuta per alcuni minuti, che variano a seconda della pianta utilizzata. Mediamente però la decozione deve durare dai dieci ai trenta minuti. E possibile anche una macerazione, diciamo preventiva, di alcune ore, in maniera tale che l’acqua inizi a penetrare bene nella scorza dura della materia vegetale.
Essendo una operazione di estrazione, dopo la decozione si utilizzerà l’acqua di bollitura, ora ricca dei principi attivi ricavati dalla pianta, e non la droga che abbiamo messo a bollire, che invece verrà eliminata.
Non essendo rinchiusi in alcune garze o infusori, le radici e le cortecce tenderanno a rilasciare nell’acqua anche minuscoli loro pezzetti e polveri che andranno ad intorpidire il nostro estratto. Ovvio quindi che prima di consumare il decotto è bene filtrarlo per eliminare tutte queste impurità, altrimenti avremmo in bocca come una sensazione di sabbia.Un’altra accortezza da eseguire prima di bere un decotto è quella di assaggiarlo. Potrebbe sembrare una banalità, ma la maggior parte dei decotti hanno un sapore decisamente amaro, e a meno che non siate amanti di questo intenso gusto, risulterà alquanto sgradevole la sua ingestione. Per il suo addolcimento, oltre che lo zucchero o il miele (ma anche del dolcificante), è possibile adottare l’accortezza di inserire qualche altra pianta che ne alteri il sapore in senso positivo, come ad esempio la Stevia, pianta che presenta una molecola dolcificante trecento volte più dolce dello zucchero, oppure qualche pezzetto di Liquirizia, la cui molecola dolce, la glicirizzina, è centro volte più dolce del saccarosio (nel caso della liquirizia, bisogna ricordarsi che ha anche la capacità di innalzare la pressione e di diminuire la concentrazione di potassio nell’organismo).
Meno problematico e più pratico è invece l’inserimento di alcune parti di piante aromatiche speziate, come la noce moscata, la cannella o i chiodi di garofano, il cui gusto intenso e fragrante prevarica l’amaro insapore.
Ma il decotto non è solamente una preparazione che si può prendere per via orale, ma la decozione di alcune piante è indicata più per gli impacchi di tipo topico, ad uso esterno. Un esempio pratico è il decotto di vite, che viene utilizzato con impacchi sopra i geloni e/o le emorroidi, ma si può anche bere per rinforzare le pareti dei vasi sanguigni. Anche in caso di impacchi, la parte del decotto da utilizzare è l’acqua, e non la pianta bollita ormai prima di efficacia. Per poter praticare gli impacchi o i lavaggi, basta immergere belle garze o del cotone o più semplicemente dei panni nella nostra soluzione e poi passarli sopra la parte interessata. Attenzione però che il materiale usato sia sempre pulito, soprattutto nel caso in cui venga utilizzato per la disinfezione di ferite aperte o quella delle mucose, come la bocca, gli occhi o nelle parti intime.
Proprio questi casi, cioè il trattamento di irritazioni alle mucose o la disinfezione cutanea, che siano presenti o meno piccole lesioni cutanee, sono i più indicati per l’utilizzo del decotto.