Sciroppi

Lo sciroppo è una preparazione farmaceutica esclusivamente in forma liquida molto diffusa, usata da fin dai tempi antichi per contrastare le più disparate malattie che colpiscono il corpo, tramite la sua somministrazione per via orale.

La sua preparazione base, che poi diviene una sua caratteristica, è quella di contenere alte quantità di zucchero, che nella maggior parte delle volte è il saccarosio, ovvero lo zucchero che usiamo quotidianamente, e quindi di essere pure molto dolce, disciolto in un quantitativo determinato di acqua. In parole povere: acqua e zucchero.

Poi ovviamente bisogna aggiungerci il farmaco sintetico o l’estratto di pianta (o il succo), affinché lo sciroppo possa poi espletare un determinato effetto o reazione nell’organismo, altrimenti rimarrebbe lo sciroppo panacea, rimedio universale per qualunque malanno, che veniva commerciato dai truffatori ambulanti che giravano le cittadine del far west con i loro complici ammalati, ... continua


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      prosegui ... , che con un solo sorso di tale sciroppo, guarivano miracolosamente: acqua e zucchero per l’appunto.Il contenuto di zucchero, come detto, deve essere molto alto. Deve arrivare quasi alla saturazione dell’acqua, ovvero la quantità massima di zucchero che si può sciogliere in acqua e oltre la quale, comincia a precipitare in forma solida sul fondo del contenitore. La saturazione si ha con il 67%, mentre gli sciroppi arrivano al 66,5%. Questa alta concentrazione fa si che lo sciroppo sia anche altamente viscoso, ma anche limpido e incolore.

      L’acqua da utilizzare dovrebbe essere quella depurata, poiché in essa sono assenti gli ioni calcio che potrebbero legarsi con il saccarosio, per precipitare come saccariti.

      Con la percentuale di zucchero cosi vicina alla saturazione, è facile che per le variazioni di temperatura o uno stato di riposo per molto tempo possano far precipitare cristalli di saccarosio. Per evitare che questo accada si possono aggiungere dell’alcool etilico o glicerina o glicerolo, che lo stabilizzano.

      Per facilitare lo scioglimento di cosi tanto zucchero, la tecnica più veloce da usare è quella della dissoluzione diretta a caldo, ovvero portare ad ebollizione l’acqua e dopo versarvi, sotto agitazione, tutto lo zucchero previsto, ma lontano dalle fonti diretta del calore.

      L’uso dell’acqua calda è duplice: primo facilita la dissoluzione, secondo con la bollitura vengono uccisi i microrganismi, che comunque non riuscirebbero a sopravvivere con l’elevata pressione osmotica che viene a crearsi con tutto quello zucchero.

      Ma l’alta temperatura comporta anche degli svantaggi: ovvero la possibilità che il saccarosio si scinda in glucosio e fruttosio, due monosaccaridi di cui si nutrono i microrganismi (a differenza del saccarosio), oppure la formazione di caramello. Per abbassare queste probabilità si usa lavorare a bagnomaria.

      Se si ha più tempo, lo zucchero si può sciogliere con una continua e lunga agitazione a temperatura ambiente, magari facilitata con l’utilizzo di zucchero in polvere. Questa metodologia è obbligatoria quando si deve aggiunge una molecola termolabile, che ovviamente con il calore verrebbe distrutta.Lo sciroppo deve durare a lungo, dunque è stato consentito anche l’addizione di conservanti ma in concentrazione massima dell’1,5%.

      La miscelazione di tutti questi composti (zucchero, farmaci, conservanti ecc) possono alterare gusto e colore, che quindi devono essere corretti per rendere la medicina più “appetibile”. Di conseguenza aromatizzanti, chiarificanti e coloranti sono ammessi nella ricetta dello sciroppo. La loro presenza non deve però allarmarci, poiché non vuol dire uso esclusivo di prodotti di sintesi. Per assolvere a questi compiti si possono benissimo usare dei prodotti naturali come ad esempio la menta, la liquirizia o la frutta (come fragola, ciliegia o lampone) per il sapore oppure lo zafferano, more, licopene (il "rosso" estratto dal pomodoro) o la clorofilla (il verde delle foglie).Una curiosità ma un piccolo stratagemma per invogliare i bambini a prendere lo sciroppo, viene suggerito dalla farmacopea britannica, dove vi è descritta la preparazione di “sciroppo invertiti”, dove il saccarosio è convertito volutamente in fruttosio, più dolce e quindi più facilmente accettato dai bimbi. Ovviamente questo processo avviene con metodiche differenti rispetto a quello che accade nella tecnica sopra descritta, in modo tale da evitare di creare un ambiente idoneo per i microrganismi.

      Anche la conservazione è importante. Forse è il passaggio più delicato poiché ormai si è arrivati alla fine di un lungo processo, si è stanchi e l’imbottigliamento è cosa semplice. Sbagliato! Se il recipiente fosse umido, si verrebbero a creare delle zone “diluite”. Stessa situazione se si chiude subito il recipiente quando lo sciroppo è ancora caldo: l’acqua che sta ancora evaporando si condenserebbe sulla superficie delle nostro preparato, creando altre zone “diluite”. Queste divengono rapidamente il luogo ideale per la prolificazione microbica.

      Industrialmente si aggiungono conservanti, che aumentano la vita degli sciroppo fino ai cinque anni, ma in ambito casalingo non avviene. Solo l’accuratezza in tutte le fasi del processo, garantiranno la perfetta riuscita della preparazione.

      In ambito erboristico lo sciroppo di piante o erbe ha una discreta diffusione. Infatti è possibile utilizzare questa forma per contrastare molti tipi di problemi, come il catarro, raffreddori e mal di gola. Come per tutte le altre forme, bisogna saper bene quale pianta o miscela di piante usare per quel determinato problema. Ma ancor più importante è il far attenzione nel consumo di sciroppo. Un abuso di sciroppo potrebbe comportare problemi glicemici data l’alta concentrazione di saccarosio; quindi sconsigliati ai diabetici.

      Un’adeguata consulenza con il medico o con l’erborista, oltre ad una corretta lettura dell’etichetta, può evitare acquisti sbagliati e non voluti.