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Come visto, nel corso della propria vita un individuo va incontro a diverse fasi che sono caratterizzati da diverse soglie dei livelli di alfafetoproteina. I livelli più elevati che caratterizzano la formazione del feto calano poi progressivamente, fino a stabilizzarsi intorno ai 500 ng/mL della persona adulta sana. Livelli più alti possono invece essere spia di altre patologie in corso: l'analisi delle alfafetoproteine permetterà di svolgere più accurate analisi e di individuare eventuali problemi prima che arrivino ad uno stadio avanzato. Inoltre, questa proteina fornisce molte informazioni importanti durante la gravidanza. Se la madre presenta livelli alti, il feto potrebbe essere a rischio di disfunzioni del tubo neurale, come la spina bifida. Va comunque tenuto presente che, in gravidanza, i livelli tendono in ogni caso ad essere più alti del normale. Livelli particolarmente bassi in fase di gravidanza, invece, possono essere spia di problematiche per il feto come la Sindrome di Down: ancora una volta, il controllo di questi valori è utile per dare spazio ad esami più approfonditi in modo rapido e tempestivo. In caso di data di concepimento incerta, invece, i bassi livelli rispetto alla media del periodo possono aiutare a datare correttamente la gravidanza.
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I valori di alfafetoproteina, nell'adulto sano, si aggirano intorno ai 500 ng/mL, anche se la letteratura medica riporta leggere discrepanze a riguardo. In linea generale, numeri di molto lontani da questi valori possono creare allarme e richiedere controlli specifici. Solitamente, il controllo dell'alfafetoproteina viene eseguito in presenza di sospetti di malattie specifiche, in caso contrario non costituisce controllo di routine. Diverso, invece, il caso delle donne in gravidanza, per le quali i controlli vengono effettuati con regolarità e i livelli di questa proteina sono una importante spia delle condizioni di salute del feto. I livelli medi di concentrazione al terzo mese di gravidanza sono pari a 30 ng/mL, a quattro mesi di gestazione salgono a 35 ng/mL, per arrivare al quinto mese a 65 ng/mL. A questo punto la parabola si inverte e i livelli tornano a scendere, con valori medi pari a 30 ng/mL all'ottavo mese. Va comunque ricordato che si tratta di valori medi, che possono variare da donna a donna. Valori più concentrati fino a 2.5 volte possono comunque registrarsi in assenza di problematiche o anomalie. Per ogni valutazione, dunque, è fondamentale attendere il parere del proprio medico specialista, che saprà individuare eventuali fattori di rischio e intervenire se necessario.
In caso di gravidanza, il monitoraggio dell'alfalfetoproteina può avvenire più volte durante tutto il periodo gestazionale per verificare che non vi siano problemi riguardanti il feto. I valori alti possono essere indizio della necessità di più accurate indagini, ma non sempre sono anomali o da considerarsi come campanelli d'allarme di pericoli in corso. Infatti, livelli elevati possono essere causati anche da ansia o stress, oppure risultare bassi rispetto alle attese del periodo se è stata fatta una scorretta individuazione della data di concepimento. In altri casi, i livelli elevati sono la prima spia che rivela la presenza di una gravidanza gemellare. Anche uno sforzo fisico può essere causa di livelli troppo elevati: in questo caso, così come per i fattori di stress, i livelli elevati dovrebbero però ritornare nella norma entro breve tempo e risultare nella norma durante il controllo successivo. A destare maggiori preoccupazioni, invece, dovrebbero essere livelli molto alti per un periodo prolungato della gravidanza, pur ricordando che non sempre segnalano una malattia effettivamente presente.
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