Enula - Inula ensifolia

Caratteristiche della pianta

La Inula helenuim L. è stata classificata anche come Aster officinalis, o Aster helenuim Scop., ma sempre della enula si tratta. È stata la prima pianta dove è stata isolata una molecole che si ritrova spesso in molte piante, l’inulina: un glucide che viene scisso in fruttosio ed è utilizzato anche in campo medico per determinare la velocità di filtraggio dei reni attraverso la sua secrezione nelle urine.

Ha molti nomi regionali, ma quasi tutti riportano al nome del genere: enolo, inula, elenio, enula campana, liola e coppo.

La enula è una pianta erbacea perenne, facente parte della grande famiglia delle Asteraceae o Compositae; pianta piuttosto robusta e alta anche fino al metro e mezzo. Il fusto è grosso e dritto, ricoperto da peluria e ramificato soprattutto nella parte inferiore.

Le foglie inferiori sono grandi e oblunghe, alterne e spesse con margine dentato. Quelle cauline sono ovali, cuoriformi alla basa e sono anch’esse sessili. Mentre le radicali risultano essere oblunghe lanceolate, lungamente picciolate e ricoperte da peluria.

I capolini sono formati da un involucro di foglioline sovrapposte e cotonose. Spesso sono raccolti in corimbi. Portano due tipi di fiori. Quelli esterni sono femminili ligulati e sottili, mentre più centralmente ci sono quelli ermafroditi e a corolla tubulosa. Entrambi di un colore giallo dorato. La fioritura si ha generalmente da giugno ad agosto.

La radice, la droga della pianta, è rizomatosa. Risulta quindi essere grossa, carnosa e anche piuttosto lunga. Esternamente si presenta con un colore rosso scuro – brunastro, mentre internamente è bianca. Ha un odore aromatico e pungente ed un sapore piccante amaro.

Il frutto è un achenio tetragono, glabro, sulla cui sommità si sviluppa un pappo setoloso.

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Coltivazione e origine

Origine contrastante, alcuni studiosi propendono per una sua nascita asiatica, altri europea. Sta di fatto che è diffusa in entrambi i continenti, Asia centrale per lo più e in tutta l’Europa fino alla soglie della Siberia; Olanda, Svizzera e Germania sono i paesi europei nei quali è più largamente coltivata, sempre come pianta medicinale (come pianta ornamentale sono pochi i giardini che la conservano).

In America si è acclimatata negli Stati dell’est, dopo che è “fuggita” dai campi coltivati con sementi importate dall’Europa.

In Italia è facile trovarla al nord e al centro, mentre è rara sia nel sud che nelle isole.

Cresce meglio in terreni umidi e ombrosi, anche se leggermente rocciosi, si fino a 800 metri, piuttosto che in luoghi secchi e assolati.

Preferibile un substrato argilloso e ben drenante.

Si può piantare sia in semenzaio, anche in inverno, che in campo, in questo caso in primavera.

La miglior tecnica, però, è quella di prendere in autunno una porzione di radice di una pianta adulta, ma che abbia già una o due gemme, e piantarla in un terreno ricco e sabbioso per tutto l’inverno e poi metterla a dimora alla primavera successiva.

Parti utilizzate

La parte di pianta che viene utilizza è la radice delle piante giunte alla fine del secondo anno e che non abbiano superato il terzo.

Tecniche di raccolta

La raccolta avviene tramite l’utilizzo di una vanga e/o un aratro estirpatore, visto che l’imponenza del rizoma rende improponibile la raccolta con le sole mani.


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Proprietà e uso nella storia

Utilizzata da sempre per la sua proprietà stomachica e corroborante.

Si ritrova citata nelle satire di Orazio, che ci dice che anche i romani ne conoscevano le proprietà digerenti: “Quum rapula plenus Atque acidas mavult inulas” (satollo di ravanelli e vuole l’inula acida), e che il primo ad creare una tisane con questa pianta fu un certo Fundatius.

Nominata pure nei testi di Discoride e di Plinio, entrambi ne vantano le virtù digestive.

Una volta si impiegava sia per tingere gli abiti di blu oppure come fissatore nelle tinture con l’aggiunta di more.

Principi attivi (descrizione dei componenti)

Tra i suoi componenti principali ci sono un olio essenziale costituito da alantolo, acido alantico, lattoni sesquiterpenici (alantolattone, isoalantolattone e diidroisoalantolattone) e idrocarburi sempre sequiterpenici come il β-elemene.

Tutta la serie di lattoni sesquiterpenici amari presenti nella radice, nel loro insieme prendono il nome di elenina, detta anche canfora di elenio.

L’amarezza della radice invece è dovuta alla presenza dell’alantopicrina.

Infine ci sono steroli (β – sitosterolo), mucillagini, pectine e sostanze antibatteriche e molti sali come quelli di potassio, calcio e magnesio.


Enula: Benefici e avvertenze

Stomachica

La radice di enula è adoperata anche come colagogo e stomachico, in modo particolare in associazione con altre erbe con uguali proprietà. I responsabili di tale beneficio sono i lattoni sesquiterpenici amari come l’alantolattone.

Espettorante - spasmolitica

Il beneficio principale delle radici di enula è quello espettorante ad azione antisettica nelle affezioni dell’apparato respiratorio come catarri bronchiali, tossi spastiche e bronchiti. Riesce a modificare le secrezioni bronchiali rendendole più fluide e facili da espellere. In contemporanea esplica una azione calmante la muscolatura liscia (spasmolitica) che agisce sedando la tosse indotta dall’affezione.

Antibatterico – antiomicotico

È stato sperimentalmente dimostrato che gli estratti di questa pianta hanno anche attività antibatterica e antimicotica. Contro i funghi Epidermophyton e Tricophyton, due generi che attaccano l’epidermide, bastano 15-35 μg/ml per inibire la loro crescita.

Antielmintico

Si è verificato che il suo estratto è ad attività antielmintica contro gli ascaridi del maiale.

Prodotti in commercio

In commercio si trova la radice sminuzzata o in polvere pronta per la preparazione di tisane ed infusi, per le quali ne basta un grammo (ma va addolcita con miele o zucchero per eliminare il tipico amaro dell’enula).

Per le affezioni bronchiali è indicato invece lo sciroppo e l’estratto fluido.

Meno efficace ma comunque sempre molto usata è la tintura.

Controindicazioni

Nessuna in particola se non per una appurata allergia individuale alle asteracee.

Avvertenze

Gli allantolattoni sono irritanti per le mucose. Possono causare ipersensibilità e dermatiti da contatto. Limitarne l’utilizzo, magari preferire una pianta con ugual proprietà, come l’eucalipto, il timo volgare o la grindellia per l’espettorante e spasmolitica, aglio contro i vermi.

Ad alte dosi provoca vomito, diarrea e crampi.



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