Prugnolo - Prunus spinosa

Caratteristiche della pianta

Il prùgnolo o Prunus spinosa L. è un parente molto stretto del comune Susino (Prunus domestica L.), con cui ha una somiglianza straordinaria.

Facente parte della Famiglia Rosaceae, deve il suo nome alle caratteristica dei sui rami che terminano praticamente con una spina. Bisogna fare attenzione a dove far cadere l’accento; infatti la pianta è il prùgnolo, mentre se si dice prugnòlo allora si parla di un fungo (Tricholoma georgii).

Chiamato anche pruno selvatico, spino nero, susino di macchia, vergo, strossagatti, bussarina, attignola, trigna, lecina selvaggia, prunisedda, strignulo.

Prunellier o Prunus epineux, Blackthorn, schwarzdorn e spina del entrino sono i nomi in francese, inglese, tedesco e spagnolo.

Si presenta sotto forma di alberello o di arbusto, alto fino a 4 metri.

I rami sono divaricati, bruni e come detto terminanti con delle lunghe spine. Sono pubescenti in fase giovanile.

Le foglie alterne e semplici hanno la forma ovale lanceolata o ellittica, con il margine finemente dentato con delle stipole. Anche le foglie si presentano ricoperte di peluria che poi però perdono in fase di crescita.

I fiori sono molto piccoli e con un breve peduncolo. Il ricettacolo bruno ospita 5 sepali lanceolati a margine intero, che a loro volta avvolgono una corolla formata da altrettanti petali di colore giallo o bianco, ovali e leggermente speronati. Gli stami sono numerosi e con lunghi filamenti. Questo loro aspetto, e il colore bianco, tende a farli confondere con i fiori di biancospino, le cui preparazioni vengono sofisticate proprio con i fiori di prugnolo.

I frutti sono delle commestibili drupe sferico – ovali di colore violaceo e sapore acidulo astringente, ricoperta da uno strato ceroso, la pruinosa. Sono molto simili alle susine.

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Coltivazione e origine

Diffuso in tutta l’Europa e l’Asia, con l’esclusione delle zone settentrionali troppo fredde, nel Caucaso, in Africa settentrionale e in nord America.

È un arbusto che vegeta nei sottoboschi radi o al limite dei boschi più fitti. In forma arbustiva può formare delle intricate siepi. Cresce spontaneo lungo le scarpate e nei terreni incolti.

Il prugnolo è una pianta rustica che ben si adatta a qualsiasi terreno e esposizione. Anche le temperature non sono un problema, resistendo molto bene al secco e al freddo (delle zone temperate).

La propagazione avviene per lo più per talea oppure per polloni, che possono essere raccolti attorno alla pianta madre, durante l’autunno o l’inizio della primavera, quando sono ancora in riposo vegetativo.

Una concimazione organica con del letame maturo è sufficiente. Se si vuole si può fertilizzare con i classici prodotti trivalenti a base di azoto, potassio e fosforo, oppure apportali singolarmente nel periodo più indicato.

Parti utilizzate

Del prugnòlo vengono utilizzati i fiori interi. È ammesso che siano presenti isolate parti di rami, ma non assolutamente parti di foglie, fusto e spine, che se presenti sono indice di sofisticazione, seppur rara.

Un’altra parte che viene utilizzata come droga è la corteccia che viene raccolta dai rami più giovani in autunno e messa ad essiccare all’aria. In questo caso la droga non deve contenere delle contaminazioni di altre parti della pianta.


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Proprietà e uso nella storia

Del prugnolo viene sfruttata tutta la pianta, tanto che con i frutti sono state preparate marmellate e liquori, con il legno si costruivano attrezzi agricoli, con le foglie tostate si preparavano tisane succedanee del the.

descrizione dei principi attivi

I fiori contengono quercitrina, rutina e iperoside, che sono altro che i glicosidi della quercetina e del kempferolo.

È presente anche l’amigdalina, il glucoside derivato dall’acido cianidrico, ma presente solamente nei fiori freschi.

Nella corteccia sono presenti sostanze tanniniche, tracce di olio essenziale e florizina, un glucoside usato in medicina come febbrifugo e antimalarico.


Prugnolo: Benefici e avvertenze

Nell’analizzare i benefici che si possono trarre dall’uso del prugnolo bisogna tener conto che sono per lo più metodi usati dalla medicina popolare più che da quella fitoterapica, che poco o per nulla lo sfrutta.

Febbrifugo

La presenza della florizina ha fatto si che l’infuso di corteccia fosse dato a bere agli ammalati che presentavano una temperatura corporea molto elevata, proprio per farla abbassare. Questo beneficio è quello con più validità scientifica.

Lassativo

Il blando potere lassativo posseduto dai fiori, fa si che in alcune occasioni siano inseriti nelle tisane favorenti l’evacuazione intestinale, che non sono propriamente lassative. Infatti tendono a far rilassare la muscolatura liscia che avvolge l’intestino crasso, favorendo il naturale decorso del contenuto senza una forzatura.

Azione più vigorosa in tal senso, invece, la producono i frutti, che però non vengono considerati come una vera propria droga del prugnolo.

Diuretico

Nella medicina popolare, sempre i fiori possederebbero anche un’azione diuretica, tanto da rientrare nelle preparazioni presunte “depurative del sangue”.

Alimentare

Ben più sfruttato in campo alimentare e liquoristico. Dai sui frutti vengono prodotte delle marmellate, in tutto simili a quelle di susina, oltre che essere venduti sfusi sia freschi che secchi.

I frutti vengono usati per produrre anche vari liquori: in Inghilterra lo sloe, Spagna il patxaràn, in Francia la prunelle, in Giappone l' umeshu ed in Italia la prunella, il "prospino" e il bargnolino. In macerazione nell’alcool e vino bianco si prepara un buon liquore digestivo.

Oppure può essere usato per aromatizzare gin, grappa o vodka.

Prodotti in commercio

Molto poco diffuso, il prugnolo lo si trova con difficoltà in commercio.

Controindicazioni

Non sono note particolari controindicazioni

Avvertenze

Non ingerire la “mandorla” contenuta nel seme in quando ricca di acido cianidrico, altamente tossico.


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