Felce maschio

Caratteristiche della pianta

Felce maschio, come ricorda il nome, appartiene a quella categoria che comunemente vengono chiamate felci, ma che in botanica sono raggruppate nella Divisione Pteridofita, ovvero quella delle piante più antiche e meno evolute. In particolare le felci fanno parte della Famiglia delle Polyodiacee.

Sono delle piante che presentano un rizoma orizzontale, grosso ma corto; coperto nella parte superiore, alla base delle fronde, da lunghi peli e nella parte inferiore da radici filiformi.

Le foglie prendono il nome di fronde. Presentano una nervatura centrale prominente con una lamina pennato-composta; disposte a spirale e inserite nel rizoma con un picciolo che permane anche dopo la caduta della fronda stessa.

Sulla pagina inferiore sono presenti parecchi sporangi, riuniti in gruppi detti sori. I sori sono piuttosto grossi, reniformi, di colore verde che a maturità diviene grigio-violaceo.

Essendo piante crittogame, non producono fiori o infiorescenze.

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Coltivazione e origine

È una pianta molto comune in tutto il mondo. Si trova facilmente sia in Europa, che in America, sia del nord che del sud, Asia e Africa. È stata ritrovata anche nelle isole quali Giava e Hawaii.

Ama i boschi freschi dei colli e dei monti fino a 2500 metri, dove trova l’ombra e l’umidità di cui ha bisogno per crescere rigogliosa.

È una pianta che raramente viene coltivata dato che il suo utilizzo è estremamente limitato.

Il terreno deve avere un pH superiore a 6 ed essere irrigato ogni 2-3 giorni, salvo nel periodo in cui le precipitazioni sono abbondanti.

Data l’alta percentuale di umidità che richiede, la felce maschio può essere soggetta ad attacchi di funghi parassiti, che si possono combattere con la somministrazione di un tradizionale anti-fungineo.

Parti utilizzate

Si utilizzano i rizomi, raccolti alla fine dell’estate o in autunno, quando la pianta si sta preparando ad entrare nel suo riposo invernale, o lo è già entrata da poco tempo.

Ai rizomi possono essere attaccati le vasi dei piccioli delle fronde; alcuni addetti all’acquisto, però, stimano erroneamente questi piccioli come delle impurità abbassando il costo d’acquisto.

tecniche di raccolta

Dovendo utilizzare il rizoma, la pianta viene estirpata completamente. Per una miglior raccolta, questa viene effettuata a mano dato che il rizoma risulta ben attaccato al substrato e l’eventuale uso di macchinari non adatti rovinerebbe il raccolto, deprezzandone il valore commerciale.


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Proprietà e uso nella storia

Dionisio, Teofrasto, Galeno e Plinio, i più illustri medici-botanici del periodo classico furono tutti autori di descrizioni, modalità di preparazione e scopi di utilizzo della felce maschio. Cosicché gli antichi greci e romani sapevano che il decotto di rizoma di questa pianta era utile contro i vermi intestinali, che all’epoca erano spesso, se non sempre, presenti nella popolazione, senza distinzione di ceto. La differenza veniva fatta tra chi poteva permettersi la cura e chi no.

Negli anni cadde in disuso, anche se non mancano notizie di suoi utilizzi da parte dei monaci “erboristi” durante il Medioevo.

Tornò poi alla ribalta a metà dell’800 grazie a Lefert e al suo libro-manuale “Storia naturale medica”.

descrizione dei principi attivi

Il principio attivo responsabili della paralisi della tenia è la filicina o acido filicinico. Quest’acido lo si trova in una oleoresina assieme ad altri composti come l’aspinidolo, acido flavaspidico, filixinigrina, fitosterolo, acido filicotannico, albaspidina.

È presente anche un olio essenziale nel quale sono dispersi acido butirrico, propionico, caprilico; un olio grasso contenente gliceridi degli acidi palmitico, butirrico e oleico.


Felce maschio: Benefici e avvertenze

Vermifugo - tenifugo

L’unica azione esplicata dai rizomi della Felce maschio è quella vermifuga, in modo particolare sul genere Taenia, semplicemente conosciuta come tenia. La sua tossicità ha una azione paralizzante su questi vermi intestinali, che non riescono più ad uncinarsi in maniera energica sulla parate dell’intestino.

Ovviamente poi si deve somministrare un purgante, che non deve essere oleoso come l’olio di ricino ma salino come il solfato di magnesio o l’idrossido di magnesio, che permette l’espulsione del parassita.Se non viene fornito il purgante, l’organismo da solo non riesce a liberarsi della tenia e dopo circa due ore l’effetto paralizzante svanisce e non viene risolto alcun problema.

Prodotti in commercio

Oramai non sono più presenti farmaci per uso umano contro la tenia contenti felce maschio perché ne sono stati realizzati altri più efficaci e più sicuri.

Sono invece ancora reperibili quelli per esclusivo uso veterinario.

Controindicazioni

Per la sua tossicità è sconsigliato l’uso nelle donne in stato di gravidanza.

È controindicata nei cardiopatici e in presenza di sospette affezioni cardiache.

Avvertenze

La somministrazione di un purgante oleoso aumenterebbe l’assorbimento della tossina filicina da parte dell’intestino determinando l’avvelenamento.

È una pianta inserita nella “circolare Aniasi” del 1991, una direttiva del Ministero della Salute nella quale si elenca una serie di piante vendibili solamente dai farmacisti in farmacia per le loro forzi azioni a livello fisiologico.

Sono stati segnalati dei casi di lesioni al nervo ottico.

Alcuni sintomi da avvelenamento sono nausea, vomito, tremori, convulsioni.



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