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Essendo un’operazione di pulizia interna, non si dovrebbe intervenire per bloccarla, poiché in caso contrario il muco potrebbe ristagnare nei bronchi o negli alveoli e dar luogo ad infezioni e problematiche ben maggiori rispetto alla semplice tosse grassa.
Avere per settimane la tosse con produzione di tanto muco, aspettando che passi naturalmente, non è certamente piacevole. In questo caso, anziché andare contro, le si può andare incontro aiutandola, agevolando l’espulsione di ciò che deve essere eliminato. Quindi piuttosto che prendere antitussivi o sedativi della tosse, si somministrano gli espettoranti, che rendono più abbondante il muco e quindi da usarsi quando questo è in ridotte quantità che non si riesce ad espellerlo con facilità; oppure i fluidificanti che rendono il muco meno denso e quindi rendono più facile la risalita attraverso la gola. In rari casi il medico prescrive anche un leggero antinfiammatorio per placare il bruciore che tutti questi movimenti creano nella trachea (al centro del petto). Listerine PocketPaks strisce Igiene Orale, Cool Mint - 24 EA, caso di 12 Prezzo: in offerta su Amazon a: 22,56€ |
Le piante mucolitiche e piante fluidificanti sono dei rimedi naturali spesso usati nella tradizione popolare e che oggi stanno tornando in auge. Bisogna però conoscerle almeno discretamente prima di poterle usare, quindi se avete dubbi chiedete ad un bravo erborista, perchè pressoché tutte queste piante sono anche sedative della tosse. La differenza sta nell’intensità di questa sedazione, che va bene se è leggera, ma non se è netta ed energica, cosa che andrebbe bene invece per una tosse secca.
Tra le piante mucolitiche troviamo le foglie di piantaggine, sia quella lanceolata che quella maggiore, la radice di enula e di liquirizia e le sommità fiorite di timo e di issopo. Queste droghe posseggono tutte un leggero indice antitussivo, ma un elevato potere espettorante. C’è poi chi espleta un beneficio secondario, cosi c’è il timo e l’enula che sono anche antisettiche, la liquirizia che è antinfiammatoria.Può essere usato anche il decotto di radice di altea, in quanto ha un potere lenitivo e calmante per i bronchi, favorendo l’espettorazione del muco, di conseguenza agisce come anticatarrale e decongestionante.Bacche di ginepro e gemme di pino sono accomunate dalla presenza di resina balsamica, che come si sa fa bene per il naso chiuso, questo perché agiscono come espettorante fluidificante e quindi rendono meno denso il muco, che in questa maniera diminuirà anche le irritazioni.Un’azione come blando secretolitico, ovvero aumento della secrezione del muco, l’esercita la primula, di cui si usano le tisane con l’associazione di fiori e radice poiché risultano avere un potere leggermente superiore a quelle contenenti solamente una droga.Sebbene le piante che aumentano la produzione del muco siano le più conosciute anche forse anche le più ricercate, non bisogna dimenticare che esistono anche quelle che hanno la capacità di rendere il muco più fluido, le cossidette fluidificanti. Quando il muco è denso è tende a ristagnare nei bronchi è necessario l’intervento di questo tipo di erbe piuttosto che di quello che stimolano la sua produzione, in quanto rischierebbero di aumentare il “tappo” da catarro e di conseguenza aumenterebbero le contrazioni per la tosse.
I fiori e le bacche del sambuco, i frutti dell’anice stellato, che vengono chiamati semi, e le sommità fiorite di borragine vengono consigliati nei casi di presenza di muco denso, particolarmente appiccicoso e quindi di difficile eliminazione. A questa categoria appartiene anche il frutto del carrubo (Ceratonia siliqua). Dote nascosta e poca conosciuta di questo frutto, che però deve essere usato a tale scopo esclusivamente allo stato fresco, altrimenti cambia le propria proprietà. Altre due piante che si usano a tale scopo, ma che sono poco note e poco utilizzate, se non in circoscritte realtà paesane, dove la loro conoscenza viene tramandata dagli anziani del luogo (sperando che con il tempo non vada persa), sono la balsamita (Chrysanthemum balsamita) e la barba di becco (Tragopogon pratensis L.), di cui si adoperano le foglie della prima e le radici e i fiori della seconda.
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