Diabete

Cosa è il diabete

Il diabete è una delle più temibili e subdole malattie, ma è anche una delle più sottovalutate da chi non è affetto. Quando una persona scopre di avere il diabete il più delle volte ha un contraccolpo non indifferente, come è normale che sia; ma dopo aver realizzato la sua nuova situazione ed essersi informato adeguatamente si scopre che l’essere diabetici non limita affatto la propria esistenza, anche se bisogna far attenzione a cosa si mangia, in modo particolare alla quantità di zuccheri che si assumono.

Questa malattia colpisce il pancreas e in modo più preciso le cellule delle isole di Langherhans, il cui compito è quello di secernere l’insulina, ormone indispensabile affinché il glucosio presente nel sangue venga assorbito dalle singole cellule dell’organismo e quindi utilizzato come carburante per la produzione di energia. Se l’insulina non viene prodotta in quantità adeguata o non è prodotta per niente, il glucosio non ha alcuna possibilità di penetrare all’interno delle cellule, di conseguenza rimarrà nel sangue determinando una iperglicemia. Proprio calcolando i livelli di glicemia, con una semplice punturina sul dito e un parecchio atto alla lettura, il glucometro, si può inizialmente capire se si è o meno predisposti al diabete o se lo si ha. I medici, infatti, ritengono che una glicemia uguali o superiori a 126 mg/dl sono indice di un probabile diabete, mentre se questi sono 200mg/dl, o superiore in qualunque momento della giornata o due ore dopo un carico di glucosio, allora si ha la quasi certezza di essere affetti da diabete.

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Diabete tipo I

Con la parola diabete solitamente ci si riferisce al diabete mellito, sia di tipo I o insulino dipendente che di tipo II o non-insulino dipendente. Esiste però un altro tipo di diabete, quello gestazionale, che come dice la parola stessa, colpisce le donne in stato di gravidanza. Infine esiste un “falso diabete”, quello detto diabete insipido, che però non ha nulla a che vedere con il diabete vero e proprio, essendo una rara malattia neurofrenica, che colpisce a livello renale, dove l’ormone antidiuretico non riesce ad indurre il riassorbimento dell’acqua e quindi determina una importante produzione di urina (dai comuni 2-3 litri ai 20) e un conseguente pericolo di disidratazione.

Il diabete di tipo I compare già in giovane età e quasi sempre si manifesta prima dei 30 anni. È quello per così dire, più limitante in quanto il malato è costretto a sottoporsi a regolari iniezioni di insulina ogni qualvolta si appresta a mangiare, o tutti gli zuccheri assunti permarranno nel sangue. Questa puntura va effettuata nella “ciccia” ovvero nello strato sottocutaneo, prima del muscolo. Il posto ideale è attorno all’ombelico, e data la zona, non è propriamente un’operazione che favorisce la socializzazione. O meglio, c’è la tendenza dei diabetici a nascondere la cosa e da chi non lo è a demonizzarla un po’: ma non è niente di “scandaloso”, è come dover prendere una pastiglia. Solo che in questo caso l’effetto psicologico, purtroppo, è più opprimente.

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diabete tipo II

Il diabete di tipo II, quello non insulino dipendente, invece si manifesta per lo più nell’età avanzata e per questo detto anche diabete senile. In questo caso la quantità di insulina prodotta è ridotta per via di varie cause come obesità, ipertensione, dislipidemia o malattie cardiovascolari. Tenere sotto controllo il diabete di tipo 2 è teoricamente facile in quanto spesso bastano una dieta appropriata e del l’esercizio fisico. Il difficile è metterli in pratica. Quando non dovessero bastare allora si interviene con farmaci orali, a volte anche con l’iniezione di insulina.

Il terzo tipo è quello che colpisce del donne in gravidanza, e per questo detto gestazionale. Compare durante il terzo trimestre ed ha caratteristiche simili al tipo II. Questo diabete solitamente scopare dopo il parto, poiché è la placenta che secerne delle sostanze che contrastano l’effetto dell’insulina; per contrastare questa azione, l’organismo solitamente ne produce di più, ma quando non ne è in grado, ecco che compare il diabete gestazionale. Il rischio di questa manifestazione è tutta a carico del feto che potrebbe non avere un corretto sviluppo.


Le complicazioni

Anche se tenuto strettamente sotto controllo, il diabetico non è immune da eventuali complicazioni date dalla malattia. I problemi derivanti sono di tipo cronico, più diffusi nel diabete di tipo II, e di tipo acuto, tipiche del diabete del tipo I.

Le complicanze croniche sono per lo più a carico degli occhi, dei reni, del sistema nervoso e di quello cardiovascolare. Si manifestano con disturbi oculari, il cui più frequente è la retinopatia; a carico dei reni si riscontra una nefropatia a livello di filtraggio, non più adeguato. Inoltre il malato di diabete soffre spesso di intorpidimento e formicolio agli arti, associati ai dolori quasi persistenti ai polpacci, come se fossero crampi.

Le problematiche acute invece, si manifestano con la chetoacidosi, ovvero un eccesso di chetoni nel sangue che derivano dalla metabolizzazione dei lipidi. Infatti non avendo a disposizione gli zuccheri, l’organismo brucia i grassi per la produzione di energia, cosi come avviene durante gli sforzi prolunganti come nella maratona o lunghe tappe ciclistiche. Soltanto che in questi casi è fisiologico, mentre nel caso del diabete è patologico. L’accumulo dei chetoni, inoltre, è più evidente negli anziani poiché in loro l’assunzione di liquidi è minore rispetto ai giovani e l’urina è il mezzo attraverso cui vengono eliminate le tossine chetoniche.

Generalmente si fa la distinzione tra complicanze acute e croniche tra i due tipi di diabete, solamente per la propensione a comparire in uno piuttosto che nell’altro, ma in realtà non sono cosi nette. Possono comparire indistintamente in entrambi i tipi di diabete.


Piante e diabete

Il diabete è una malattia seria e come tale deve essere trattata. Al giorno d’oggi cure fitoterapiche per trattare il diabete non ne esistono. Non c’è pianta, nostrana o esotica che sia, che possa intervenire in maniera incisiva sul diabete.

Esistono però alcune piante che hanno una interessante capacità ipoclicemizzante, come la bistorta o il glucomannano, che un medico informato e responsabile potrebbe prescrivere a fianco delle tradizionali cure, soprattutto nel caso del diabete gestazionale, che è passeggero.

Anche nella cipolla si è riscontrata la capacità di abbassare il livello ematico di glucosio, ma la sua azione però è decisamente blanda tanto da non dover essere posta sotto controllo.

Interessanti ricerche si stanno effettuando sul mirtillo nero. Le foglie di questa pianta hanno alti contenuti di cromo, elemento fondamentale per il “fattore di tolleranza” del glucosio, che ricopre un ruolo primario nell’amplificare l’efficacia dell’insulina. Per ora però le ricerche non hanno ancora portato a delle conclusioni certe e accurate.




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